Ebbene sì, se oggi la maggior parte delle persone di fronte ad un’opera d’arte contemporanea esclama “Questo lo potevo fare anch’io” è tutta colpa di quel signore lì, quello che sta fumando davanti ad un orinatoio, Marcel Duchamp.
© Julian Wasser, Duchamp fuma davanti a Fountain, Duchamp Retrospective, Pasadena Art Museum , 1963
Più che orinatoio dovremmo chiamarlo “Fontana”, dato che è il titolo dato a quest’opera d’arte. Sono passati ormai più di cent’anni dalla sua creazione, se così possiamo definirla. In effetti più che una creazione di tipo materiale è una creazione di tipo intellettuale.
L’originale Fountain di Marcel Duchamp, fotografato da Alfred Stieglitz ©, 1917
Preso un orinatorio, lo si capovolge, ci si scrive “R. Mutt 1917” e l’opera è fatta. No non è fatta. Perché la si possa definire opera d’arte bisogna contestualizzarla. E allora perché non esporla alla mostra della Society of Independent Artists a New York? Sebbene Duchamp stesso fosse membro del consiglio della società, l’opera fu rifiutata e l’artista si dimise.
Ciò tuttavia fu sufficiente per scatenare un grande dibattito sulla sua artisticità.
Dalle parole di Louise Norton in un articolo della rivista The Blind Man:
“Se Mr. Mutt abbia fatto o no con le sue mani non ha importanza. Egli l’ha SCELTA. Ha preso un comune oggetto della vita. L’ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il nuovo titolo e punto di vista; egli ha creato una nuova idea per l’oggetto”
L’idea è ciò che sta alla base del ready-made di Duchamp. La provocazione, la dissacrazione, il ribaltamento del concetto convenzionale di opera d’arte, sono l’opera d’arte. L’oggetto, bello o brutto che sia, perde la sua originaria funzione e diviene qualcos’altro, si arricchisce dei significati che l’artista gli ha conferito.
Il primo esemplare di Fontana del 1917 fu subito disperso. Nulla di grave, ci pensa ancora una volta Duchamp. Secondo Duchamp l’opera d’arte può essere riprodotta senza che perda il suo valore, purché la realizzi chi l’ha ideata, e in questo caso trattandosi di un orinatoio, il gioco è fatto.
Dal 1950 al 1964 sedici sono le copie realizzate e autorizzate dall’artista. Oggi le possiamo ammirare nei più importanti musei del mondo, tra i quali Philadelphia Museum of Art, Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra, e anche in Italia alla GAM di Roma.
E tu hai mai detto “questo lo posso fare anch’io”?
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